Quando ci si approccia alla comprensione delle tematiche e delle diverse terminologie nell’ ambito dei prodotti biologici si fa spesso confusione tra termini che sembrano uguali ma che non lo sono. I due principali sono sicuramente “Biodegradabile” e “Compostabile”. Quindi è utile fare un po’ di chiarezza su due dei concetti chiave di questo ambito.

Ogni volta che utilizziamo quotidianamente qualcosa, la nostra attenzione è rivolta all’utilità dell’oggetto e alla sua funzionalità, raramente pensiamo al tempo necessario perché quel materiale, una volta gettato, sia decomposto dalla natura.  La biodegradabilità è la capacità di sostanze e materiali organici di essere degradati in sostanze più semplici mediante l’attività enzimatica di microorganismi. Se questo processo biologico è completo si ha una totale conversione delle sostanze organiche di partenza in molecole inorganiche semplici quali acqua, anidride carbonica e metano. Al contrario Una sostanza non decomponibile (o decomponibile a lungo termine), rimane nel terreno senza venire assorbita , provoca inquinamento e favorisce diverse problematiche ambientali. Infatti la differenza la fa la quantità di tempo necessaria all’operazione di decomposizione, le sostanze finali più o meno inquinanti prodotte dal processo e la presenza in natura di batteri capaci di decomporre il materiale. Risulta evidente che un pezzo di pane si decompone piuttosto rapidamente, mentre la plastica resterà inalterata per decenni. 

Il fenomeno della biodegradazione fa parte del ciclo naturale della vita sulla terra, incentrato sul carbonio. Un esempio può essere la catena alimentare, il flusso di materia e di energia passa dalle piante agli erbivori e da questi ai carnivori. E il susseguirsi di questi processi naturali valgono anche per gli umani i cui rifiuti organici possono essere rimossi mediante la biodegradazione.
Affinché quest’operazione sia efficace è necessario però individuare l’ambiente ideale nel quale il fenomeno può essere massimizzato e occorre definire un tempo di durata del processo che sia ‘industrializzabile ‘ e compatibile con i ritmi di produzione dei rifiuti organici stessi.

 

In natura infatti ogni rifiuto organico ha i suoi tempi di biodegradazione, paglia e legno impiegheranno più tempo di amido e cellulosa. Similmente in ambienti freddi e secchi i processi di biodegradazione saranno più lenti che in ambienti caldi e umidi.
Questo significa che la biodegradazione è fortemente influenzata dalla natura chimica della sostanza o materiale che si intende biodegradare e dall’ambiente di biodegradazione.
Gli ambienti nei quali la biodegradazione avviene a ritmi consistenti e può essere gestita industrialmente sono quelli del compostaggio e della digestione anaerobica.
In questi sistemi si possono dunque trattare i rifiuti solidi organici, compresi i manufatti (ad esempio di plastica biodegradabile) che hanno una velocità di biodegradazione compatibile con tali trattamenti. Ne caso del compostaggio si otterrà il compost maturo (che è un fertilizzante), e nel caso della digestione anaerobica si otterranno biogas (e quindi energia) e compost.
Un altro ambiente biologicamente attivo è il suolo: alcuni materiali possono biodegradare completamente in suolo, e questa proprietà può essere sfruttata in specifiche applicazioni quali ad esempio al pacciamatura.

 

Ecco alcuni esempi di tempi di biodegradabilità:

 

Pile Cadmio   Alcuni milioni di anni
Bottiglia di vetro   Alcuni millenni
Sacchetto di Plastica   Oltre 800 anni
Bottiglia di plastica   Oltre 500 anni
Flacone in plastica   Oltre 400 anni
Lattina in alluminio   Oltre 100 anni
Barattolo   Oltre 50 anni
Legno   Oltre 2 anni
Maglione di lana   Oltre 1 anno
Pannolino   Oltre 1 anno
Sigaretta   Oltre 1 anno
Carta accoppiata   Oltre 5 mesi
Scatola di cartone   Oltre 2 mesi
Giornali   Oltre 2 mesi
Guanti di lana   Oltre 2 mesi
Carta assorbente   Oltre 4 settimane

 

 

 

Compostabile, scopriamo il suo significato.

 

Con il termine COMPOSTABILE si definisce invece ciò che si decompone in un processo di compostaggio il cui ciclo ha una durata massima di 90 giorni.

Tale processo sfrutta la biodegradabilità dei materiali organici di partenza per trasformarli in un prodotto finale che prende il nome di compost. Il compost è dunque il frutto della disintegrazione e biodegradazione aerobica (cioè in presenza di ossigeno) di materiale (in genere rifiuti) organico: il compost maturo assomiglia ad un terriccio fertile e per la sua ricchezza in sostanze organiche è impiegato come fertilizzante. Il compostaggio può essere praticato a livello domestico-amatoriale su scala molto piccola, o a livello industriale. Quest’ultimo è alimentato da rifiuti organici domestici e da rifiuti delle lavorazioni agricole e di altri settori; è praticato in impianti appositi che garantiscono la corretta gestione del processo.

L’impianto di compostaggio trasforma la parte umida dei rifiuti domestici, come gli scarti di cucina e i resti del verde pubblico o privato in compost, una sostanza del tutto simile all’humus, la parte fertile del terreno, ricca di sostanze organiche. Il processo di compostaggio è il modo migliore per smaltire i rifiuti organici e trasformarli in una sostanza utile.
Quello che accade in un impianto di compostaggio non è tanto diverso da quanto si può vedere talora in campagna: cumuli di materiale organico (rifiuti, escrementi, segatura, trucioli di legno, ecc.) producono calore ed esalano vapore, come se fosse in atto una combustione senza fiamma. In realtà in questi cumuli é in corso la biodegradazione ad opera di microrganismi che consumano le sostanze nutritive e trasformano il rifiuto iniziale in un insieme di sostanze organiche chiamate appunto compost.

Le plastiche tradizionali sono bandite dalla selezione fatta sui rifiuti per il compostaggio mentre quelle biodegradabili sono ammesse solo se rispondono a criteri stabiliti dalla norma europea EN 13432 che definisce i materiali compostabili. È importante sapere che quasi tutto il monouso di plastica attualmente commercializzato è in realtà polistirolo il quale non può essere smaltito nel differenziato della plastica in quanto non riciclabile.

I nostri materiali, i Biopolimeri come il Mater-Bi o il PLA Ingeo e la polpa di cellulosa, vengono smaltiti insieme ai rifiuti organici con gli avanzi di cibo, utilizzando gli appositi sacchetti o contenitori compostabili e conferendoli nei punti di raccolta differenziata dell’umido o nei composter domestici.